Oggi un po’ di riflessione.
Preparo gli appunti per i post di questi ultimi giorni di vacanza. Qualche senso di colpa mi sfiora da qualche giorno. C’è la crisi, non c’è lavoro, pochi soldi, eppure siamo stati due settimane in vacanza. La mia compagna, la mia bimba ed io siamo fortunati. È vero, non abbiamo speso nulla, solo carburanti e autostrada. Abbiamo sfruttato la vecchia casa della nonna in Calabria, l’ospitalità di mamma e papà a Napoli. Da un po’ di anni si fa così, aspettando tempi migliori, riscoprendo le nostre origini. Lo trovo bello, non è affatto un ripiego per me. Purtroppo però c’è chi non riesce a fare neanche questo. Chi deve lavorare anche d’estate per mantenere la famiglia o chi un lavoro non ce l’ha e quindi non può permettersi neanche la gita all’Idroscalo. Chi deve rimanere in città, chi non ha il mare vicino e deve sorbirsi tutto il caldo d’agosto. A queste persone oggi va il mio pensiero e mi scuso se mi rendo conto solo adesso della fortuna che ho.
Qualche foto ve la metto lo stesso, altrimenti diventiamo troppo mosci.
Buona estate
mi sarebbe sembrata opportuna la citazione delle dimensioni per avere maggiore contezza del pitale e poi da quale epoca viene prodotto e usato in Calabria. Spero possiate darmi una risposta.Grazie
Egregio professore,
il mio è stato un lavoro solo descrittivo e non ho purtroppo approfondito la genesi del pitale. Non posso quindi darle maggiori informazioni circa l’epoca di inizio dell’utilizzo del cantaro. Per le dimensioni invece posso risponderle che il diametro dell’oggetto è di circa una spanna ma anche questo dato è aleatorio in quanto ne esistono svariati modelli, di colori e dimensioni diversi.
Grazie della visita.
e